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Tutto quello che non sapevi sul Colosseo

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Il Colosseo è unanimemente riconosciuto come simbolo della città di Roma, ma quanto lo conosciamo veramente? Questa antica struttura, risalente al primo secolo dopo Cristo, ha conosciuto una rinnovata popolarità all’inizio del nuovo secolo con l’uscita del film Il Gladiatore, di Ridley Scott, come arena principale dove avvenivano i giochi gladiatori. Per secoli invece ha subito danneggiamenti e disinteresse, rischiando di sparire letteralmente per colpa dell’avidità dei romani e degli occupanti della città, che hanno asportato dall’anfiteatro pietre e materiali di lavorazione. La struttura ellittica funge da modello per tutti i moderni stadi per manifestazioni sportive e rimane un must di ogni visita in città.

A volerne la costruzione fu l’imperatore Vespasiano, il primo della dinastia dei Flavi, dopo un turbolento periodo di lotte civili seguite alla caduta di Nerone. Fu iniziato nel 72 e completa otto anni dopo, quando Vespasiano era ormai morto e gli era subentrato il figlio Tito. L’enorme anfiteatro è stato costruito al centro di un’area paludosa, che prima faceva parte di un complesso residenziale di stampo imperiale conosciuto come Domus Aurea, la residenza di Nerone. Essa comprendeva un enorme parco e una statua colossale che rappresentava il principe, da qui il nome attuale.

Le misure dell’edificio sono immense se si considerano le tecniche costruttive di allora e sfrutta la tecnologia dell’arco, inventata dagli Etruschi e portata al massimo sviluppo dai Romani. Esso misura 188 metri per 156, di forma dunque quasi circolare, con un’altezza che dalla base raggiunge i 50 metri, come un edificio di 16 piani. La magnifica struttura è stata rivestita per secoli di prezioso marmo bianco italiano e ben 160 state abbellivano gli archi superiori, dando un’impressione di magnificenza e bagliore. Il Colosseo poteva ospitare più di 50.000 spettatori regolarmente seduti, che potevano affluire attraverso 80 ingressi. Gli spalti erano moderni, comodi e pensati per ospitare diverse tipologie di spettatori: dalle classi meno abbienti a quelle più agiate. La pavimentazione che vediamo oggi in realtà mostra i muri portanti dell’area sotterranea dove venivano custodite le attrezzature, gli arredi di scena e le bestie impegnate nei combattimenti. Non è vero che i Cristiani vi venivano divorati. I Romani importavano belve esotiche, soprattutto grandi felini, ma sfortunatamente facevano in modo che nei combattimenti tra gladiatori esse non arrecassero troppo disturbo.

Una particolarità era data dalla copertura, detta velarium, che consentiva agli spettatori di ripararsi dal sole nelle calde giornate estive. I combattimenti seguivano un andamento stagionale e c’erano veri e propri calendari fissati in modo ordinario, come avviene con gli eventi sportivi odierni. Il Colosseo è stato il simbolo per decenni della capacità dei romani di divertirsi, ma è naturale pensare che venisse usato anche per evitare che sulle strade si riversasse il malcontento della popolazione. Non bisogna mai dimenticare che l’Impero, anche durante il suo splendore, era una monarchia assoluta che poggiava la sua legittimazione sul Senato (l’insieme delle famiglie più ricche) e soprattutto sull’esercito professionale. La durata dei giochi pertanto poteva estendersi fino a settimane, con lotte all’ultimo sangue tra i combattenti più valorosi. Quando fu inaugurato l’imperatore Tito ordinò che i giochi durassero per oltre 100 giorni. Ciò che oggi vediamo è il risultato di continui saccheggi (parte delle pietre furono usate per costruire la Basilica di San Pietro) e di un grave terremoto che colpì Roman nell’847.

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